Gli ultimi saranno i primi by Dominique Lapierre Renzo Agasso

autore:Dominique Lapierre, Renzo Agasso [Lapierre, Dominique]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: EPUB9788858641262-80070
editore: BUR
pubblicato: 2013-11-14T23:00:00+00:00

Incontri sorprendenti con i capi nazisti che volevano uccidere de Gaulle e bruciare Parigi

Durante le peregrinazioni per i miei reportage, avevo spesso occasione di rivedere Larry Collins, il giovane americano del Connecticut che avevo incontrato durante il servizio militare e che avevo voluto come padrino di mia figlia Alexandra. Dopo la sua smobilitazione, Larry era tornato in Europa con la mia stessa ambizione: diventare giornalista. Così, mentre io entravo nell’équipe del «Paris Match», lui aveva fatto il suo ingresso in quella di «Newsweek» e ne era diventato in poco tempo una delle punte di diamante. Purtroppo la nostra amicizia doveva quasi sempre farsi da parte di fronte alla concorrenza spietata delle nostre redazioni: un giorno Larry mi chiuse a chiave nella mia camera d’albergo a Baghdad per impedirmi di spedire a «Paris Match» le fotografie della rivoluzione irachena di cui lui aveva strappato l’esclusiva per «Newsweek»; qualche settimana più tardi mi vendicai indicandogli l’orario sbagliato per il treno che partiva da Djibouti verso Addis Abeba, e il suo ritardo mi permise di essere uno degli ultimi giornalisti a intervistare il negus d’Etiopia. Il legame tra di noi si rafforzò grazie a quei colpi bassi, che ci facevano intuire quale sarebbe stata la nostra forza se avessimo potuto unire i nostri talenti, invece di contrapporli. Quell’idea si fece strada piano piano. «Perché non scrivere insieme un racconto che possa interessare sia i lettori francesi che quelli anglofoni?» Larry scriveva i suoi reportage in inglese, io in francese, ma entrambi eravamo praticamente bilingui. Avremmo potuto portare avanti insieme l’inchiesta e la scrittura, e tradurci l’un l’altro; da soli, potevamo raggiungere trecento milioni di potenziali lettori. Bastava trovare un buon argomento.

La fortuna ci sorrise sotto forma di un breve dispaccio proveniente dalla Germania, pubblicato dal quotidiano francese «Le Figaro». Dei documenti scoperti di recente negli archivi dell’esercito tedesco testimoniavano che Parigi avrebbe dovuto essere completamente rasa al suolo nell’agosto del 1944. Secondo queste fonti «Adolf Hitler ordinò quattordici volte al generale che aveva nominato al comando della difesa di Parigi di annientare la città». Perché quell’ordine rinnovato quattordici volte non era stato eseguito? Quale miracolo aveva risparmiato la capitale del mio Paese?

Avevamo trovato il nostro argomento: Parigi si era salvata dalla follia hitleriana grazie all’arrivo provvidenziale di ventimila soldati americani e di ventimila soldati francesi del generale de Gaulle che combattevano gomito a gomito; la liberazione di Parigi era l’impresa più grandiosa che un francese e un americano potessero desiderare di raccontare insieme.

Pur continuando tutti e due a scrivere per le nostre rispettive redazioni, ci lanciammo in una gigantesca inchiesta: lavorammo di notte, nei fine settimana e durante le vacanze. Tappezzammo le pareti del mio salotto di mappe di Parigi su cui avevamo segnato anche il più piccolo incidente, i luoghi delle barricate alzate dagli insorti della Resistenza per impedire ai tedeschi di circolare, gli assi d’arrivo dei rinforzi tedeschi e quelli delle colonne alleate. Avevamo così una visione globale e simultanea della situazione. La sala da pranzo, la mia camera e perfino il bagno furono invasi da pile di dossier e classificatori con i frutti delle nostre ricerche.

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